VITA
S. Lucia morì martire sotto le persecuzioni di Diocleziano, il 13 dicembre del 304.
Lo storico Eusebio, in un passo della sua opera I Martiri della Palestina, cita espressamente la Sicilia fra luoghi di persecuzione.
Con l’ editto di Nicomedia, 24 febbraio del 303, furono prese di mira “le chiese, le scritture e le persone cristiane; ma non si comminava la pena di morte: i cristiani, anche se insigniti di alte cariche, dovevano essere privati di ogni prerogativa, sottoposti alla tortura, interdetti di adire ai tribunali per difendersi da qualunque accusa o per querelare in caso di ingiurie, di adulterio o di furto, e, se schiavi, perdevano il diritto di affrancamento; le chiese dovevano essere demolite; i libri sacri bruciati” (Cfr. Ricciotti, L’era dei martiri).
Al primo editto fece seguente un secondo, poi un terzo e un quarto, sempre piů crudeli: “Le carceri di ogni luogo, preparate per assassini e violatori di tombe -dice Eusebio- furono riempite di vescovi, di sacerdoti, di diaconi, di lettori, di esorcisti, cosicché non rimaneva piů posto per chi era condannato per delitti comuni”.
In Italia indementicabili sono rimasti i nomi di Sabastiano, di Agnese, e, accanto ad essi, i nomi, non meno gloriosi, di Lucia e di Agata.
DEVOZIONE
S. Lucia entro’ ben presto nel novero dei Santi piů amati dai romani. Oltre a testi letterari che testimoniano la sua presenza nel culto romano fin dal sec. VI (Sacramentari Gregoriano e Gelasiano, Antifonari, Martiriologio Geronimiano), sappiamo da S. Gregorio Magno che a Roma esisteva un monastero a Lei dedicato (Reg. epis. VII, 36; XI, 15); e che nel sec. VII Onorio I (625-638) le dedico’una chiesa. Il Liber Pontificalis, nella vita di Leone III menziona un Oratorium S. Luciae qui ponitur in Xenodochio, il quale e’ uno dei quattro che, lo stesso Liberi Pontificalis, nella Vita Stephani II, dice che furono da quel Papa restaurati, affermando che si trattava di ospedali di antica data, e che era rimasti diroccati e malandati da moltissimo tempo.
Probabilmente, l’ospedale e’ quello che sorgeva presso l’ oratorio di S. Lucia Vecchia, detta poi del Gonfalone, sulla via omonima.
Certo e’ che la devozione di S. Lucia fu sempre viva in quel luogo per molti secoli, finché, sorta come si vedrà, la nuova chiesa in Via Dei Banchi Vecchi, non trasferě in questa lo stesso titolo, per cui si chiamò S. Lucia Nuova.
Molte furono le chiese che Roma elevň a onore della Santa Siracusana, nel corso dei secoli, a cominciare dalla cappella che Gregorio Magno le eresse in S. Pietro, e che era situata alla testata del secondo ordine di colonne della navata laterale destra, verso il transetto. Il Card. Schuster ha scritto nel suo Liber Sacramentorum: ” Non si saprebbe indicare la ragione di quest’intenso culto professato dai Pontefici Romani alla Martire Siracusana: probabilmente vi influě, oltre che la celebritŕ del suo martirio, anche la circostanza, che in Roma la colonia siciliana era assai numerosa”.